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Mentre lei in filanda accompagnava con le dita i bozzoli impazziti nell'acqua bollente per svolgerli dal loro stesso filo, si sentiva parte di quello srotolamento setoso di felicità per il suo matrimonio, non immaginando che, come uno di quei bozzoli, sarebbe passata per le sue mani la vita del piccolo Anni, il nipote "bozzolo d'oro", come lei lo chiamava. Nell'intensa storia d'amore del nipote bozzolo con la bella Ludi, la zia seguirà con affettuosa ansia il tormentato percorso dei due che, iniziato sul fiume Adda, è con forza ostacolato dalla soffocante ragnatela d'affetto famigliare della ragazza e dal contrasto sociale tra la ricca decadente borghesia di fine Ottocento e la nuova società italiana in forte mutamento negli anni Sessanta. Quando i giorni della felicità sono in arrivo e un fatto li stravolge, toccherà ancora alla zia "nata filandaia", con la sua amica ricca "nata lavandaia", indicare al nipote bozzolo la strada per uscire dalla disperazione, per vincere tutti gli affanni che la vita ci riserva e, se "è la mano di Dio nel destino di tutti noi", affrontarli con la forza della ragione perché "i talenti non siano sotterrati".